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A cura di ANDREA CURTI

venerdì 20 aprile 2018

TEATRO - All'Eliseo di Roma dal 2 al 20 maggio prossimi: "La cucina", la feroce bellezza dell'esser cuoco.

Dopo il grande successo di critica e pubblico ottenuto alla sua prima nazionale, il 18 ottobre 2016 e per le successive settimane di permanenza sul palcoscenico della Corte, lo Stabile di Genova ripropone per la stagione 2017/18, La cucina di Arnold Wesker, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Genova. Al Teatro Eliseo di Via Nazionale in Roma lo show sarà proposto dal 2 al 20 maggio prossimi in due atti di due ore complessivi (prezzi da 20 a 40 euro).
Il cast de La cucina è composto da ventiquattro attori (quasi tutti sotto i 30 anni) provenienti dalla Scuola di Recitazione dello Stabile, così come il regista Valerio Binasco, il quale, a proposito della commedia di Wesker annota: «La cucina è una commedia scritta per farvi vedere dei cuochi al lavoro e per mostravi quanto è duro e feroce il loro lavoro, eppure quanto è bello. Vedremo da vicino la violenza che nasce dalla convivenza forzata di persone straniere. Vedremo come l’Europa (ovvero il Mondo) del primo dopoguerra sia così simile al nostro tempo».
Siamo all’alba di una nuova giornata di lavoro in un grande ristorante, non nella sala da pranzo ma dietro la facciata, nelle cucine. Qui i protagonisti sono i cuochi, i camerieri, gli sguatteri, al lavoro in uno smisurato labirinto di fornelli, pentole, padelle e utensili. È qui, nell’attività frenetica, nel ritmo febbrile, fra litigi, pregiudizi ed equilibri difficili, che s’intrecciano le storie, le frustrazioni, le passioni, le gelosie del personale multietnico al lavoro. La cucina è il mondo intero, con i suoi tempi, le sue regole ed il suo cinico pragmatismo in cui tutti noi proviamo a sopravvivere. Per prepararci – prosegue Binasco - sia io che gli attori ci siamo intrufolati nelle cucine di alcuni grandi ristoranti, un mondo a parte che è stato straordinaria fonte di ispirazione. Wesker rappresenta la cucina come un mondo disumanizzante, perché il suo primo obiettivo era la denuncia sociale sulle condizioni di lavoro. Per lui, che voleva affermarsi come ‘poeta del popolo’, la cucina è un brutto posto, è la metafora della fabbrica. Io, invece, penso che non sia un brutto posto e che le persone che lavorano lì rappresentino - come in una miniatura - l’intera umanità. Per me la cucina è una metafora della vita sociale, ma è anche un posto dove si può vedere qualcosa di bello: il lavoro di squadra, l’impossibile insieme di uomini che lavorano in équipe… è un luogo di notevole bellezza. Involontaria, certo, ma pur sempre bellezza. Il nostro compito è quello di catturarla e per me il Teatro contiene di per sé un messaggio di pace, sempre.
Il londinese Arnold Wesker, scomparso nel 2016 all’età di 84 anni, è stato uno dei protagonisti del teatro inglese del secondo ‘900 ed uno degli autori più prolifici, tanto da riuscire a creare quarantaquattro testi per la scena in cinquant’anni di attività. Rappresentata per la prima volta nel 1957, quando il suo autore aveva solo venticinque anni, La cucina resta a tutt’oggi, la sua commedia più rappresentata.

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