Dopo il successo della Banda Piovani di "Semo o nun semo" (c'è poco da rugà...), che continua a riempire ogni sera tutto il teatro, l'Ambra Jovinelli di Via Pepe a Roma propone, dall'8 al 18 gennaio prossimi, in prima nazionale Biagio Izzo in "L'Amico del cuore", commedia scritta e diretta dall'istrionico Vincenzo Salemme, con Mario Porfito, Francesco Procopio, Yuliya Mayarchuck, Luana Pantaleo e Antonella Cioli. E' proprio Salemme ad introdurre la piece teatrale: "L’amico del cuore è una
commedia del 1991. Quando l’ho rappresentata
la prima volta, nella stesso anno, era un atto unico e si intitolava “L’ultimo
desiderio”. Negli anni successivi
sentivo che la commedia aveva una potenzialità maggiore e decisi quindi di
scrivere “L’amico del cuore”, ampliandola e separandola in due atti. La prima volta che la
rappresentai in questa forma era il 1995. Fu subito accolta con molto calore.
Adesso mi si presenta la possibilità di metterla in scena come regista. Dalle
prime letture mi sono reso conto che la commedia, dentro la trama comica, ha
una vena di profonda cattiveria. In questa edizione mi
piacerebbe portare in superficie la crudeltà dei rapporti umani. Mi
piacerebbe che Michelino Seta (al secolo Biagio Izzo, ndr) diventasse vittima di se stesso, di
tutto ciò in cui ha finto di credere, di tutto il suo provincialismo culturale,
di tutta la sua mentalità aperta ma solo a parole. E quindi mi piacerebbe che
Roberto Cordova diventasse un uomo che coglie nella propria malattia (deve
subire un trapianto cardiaco con poche probabilità di sopravvivenza) un'occasione di rivalsa nei riguardi dell’amico più fortunato, quell'amico del
cuore, appunto Michelino, che ai suoi occhi appare un uomo di successo per di più
sposato con una donna bellissima". Continua Salemme: "I due sono amici
dall'infanzia e probabilmente, Roberto, da sempre pensa che l’amico abbia avuto
una vita più facile, più fortunata. Quale occasione migliore quindi per
vendicarsi di quell’amico che si dice uomo aperto e democratico, quell’uomo che
giudica la gelosia un sentimento barbarico, quale occasione migliore per
dimostrare che le sue sono soltanto chiacchiere.
Quindi in definitiva mi
piacerebbe che questa edizione fosse proprio un duello, in cui l’arma scelta
dai contendenti non è la spada ma l’ipocrisia. Il tutto nella tessitura
classica della commedia degli equivoci, dove ognuno dei personaggi si veste di
un ruolo per nascondere la propria natura più profonda: un prete ambiguo che
non ha deciso se essere “uomo o ministro di Dio”; un ragazzo di quattordici
anni (malato del morbo di Matusalemme) che ne dimostra quaranta e crede di
essere la reincarnazione di un merlo; la mamma di questo ragazzo legata ancora
al ricordo del marito defunto, ma che alla prima occasione cede alle lusinghe
di un tassista invadente e aggressivo. E su tutti spicca Frida, il sogno, la bellissima moglie di Michelino, Frida la bionda svedese, Frida
ricordo di una Svezia del progresso, la Svezia della libertà, la Svezia senza
tabù e senza peccato, Frida innocente e Frida che adesso aspetta un bambino.
E ad imbrogliare ancora di più la matassa interviene chi quella matassa la
dovrebbe sbrogliare: la ginecologa, che dirà …
Infine, come mi capita di
fare da qualche anno, mi piacerebbe anche in questo caso, aprire in qualche
modo la commedia al pubblico, alla partecipazione del pubblico. Mi farebbe
piacere cioè che questa commedia, per il pubblico in sala diventasse quasi un
racconto, un aneddoto sul quale ognuno potrebbe essere chiamato ad esprimere la
propria opinione. Mi piacerebbe cioè che ognuno degli spettatori maschi si
domandasse: ma se il mio amico del cuore, in punto di morte, mi venisse a
chiedere, come ultimo desiderio, di andare a letto con mia moglie, cosa farei?
E mi farebbe anche piacere sapere cosa ne pensa la moglie". Gli italiani forse potrebbero dissentire...