“Si va in manicomio
per imparare a morire” scriveva Alda Merini in uno dei suoi aforismi più
famosi. E invece “la poetessa dei navigli” amava la vita e amava l’amore. “La
pazza della porta accanto”, intenso atto unico di un’ora e mezza
scarsa firmato da Claudio Fava in scena al Teatro Eliseo in Roma (da martedì 22 novembre a domenica 11 dicembre 2016 , prezzi da 25 a 40 euro) vuole essere un
omaggio alla figura di una donna dalla straordinaria parabola artistica e
umana, ai suoi versi dalla forte componente mistica. Ma il testo è altresì una
denuncia civile contro i trattamenti subiti da chi, proprio come Alda Merini,
ha conosciuto la discesa agli inferi nei manicomi prima della Riforma Basaglia
del 1978. Un tema di portata civile e sociale che Alessandro Gassmann
approfondisce e porta sul palcoscenico. La drammaturgia di Fava scorre senza interruzione,
sonda gli abissi della mente di Alda Merini, il suo rapporto con i compagni di
degenza, la nostalgia per la famiglia e le figlie, rivela il suo senso profondo
della maternità, la sua fede religiosa, la capacità di resistere alla cattività
forzata del manicomio, l’aspirazione profonda alla libertà del corpo e della
mente.
“A dare voce e volto a questa
grande poetessa italiana - sottolinea Gassmann - sarà
Anna Foglietta, bravissima attrice (in ascesa, ndr) che interpreterà una giovane Alda
Merini in profondo conflitto con un mondo che non la comprende e di cui non
accetta le etichettature".
Il testo si sviluppa all’interno di un
ospedale psichiatrico e ripercorre la drammatica esperienza della Merini. Per intenderci, erano
gli anni in cui la parola “depressione” non si conosceva e chi soffriva di
questa malattia veniva definito pazzo, erano anche gli anni in cui
negli ospedali psichiatrici praticavano l’elettroshock e i bagni nell’acqua
gelata.
Nessun commento:
Posta un commento