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A cura di ANDREA CURTI

lunedì 21 marzo 2016

TEATRO - Dal 30 marzo al 10 aprile al Piccolo Eliseo di Roma lo spettacolo di Vacis: Quando "La parola padre" è sinonimo di patria.

Dopo la lunga tournée in Italia, Croazia, Romania e Albania, fa tappa (dal 30 marzo al 10 aprile prossimi) al Piccolo Eliseo di Via Nazionale in Roma "La parola Padre", lo spettacolo con la regia di Gabriele Vacis, che ha raccolto il Premio Best Actress Apollon 2012 (non protagonista) all’XI International Theatre Festival Apollon di Fier in Albania e Premio Adelaide Ristori (Mittelfest 2014) migliore attrice a tutte le interpreti.
Sei ragazze. Sei giovani attrici selezionate durante un giro di seminari tenuti da Koreja nell’Europa centro orientale. Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone. Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale? Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto, hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche e parole che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.Spiega il regista: "Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto che abbiamo, ci presentino il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via. Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni. Sono venute fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone. Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri…fino ad Alessandro il Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria".

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