E’
atteso il debutto
dello spettacolo “Love bombing”,
scritto e diretto da Giuseppe Miale di
Mauro, della compagnia Nest –
Napoli Est Teatro, in scena al Teatro
dell’Orologio di Roma dal 10 al 13 marzo prossimi, da giovedì a sabato
alle ore 21:30 e la domenica alle ore 18:30. In scena: Gennaro Di Colandrea,
Giuseppe Gaudino, Antonio Marfella, Adriano Pantaleo, Giovanni Serratore e
Andrea Vellotti. Racconta il regista: “Quando
ho letto alcune righe in un articolo di Stefano Magni
(L’Opinione del 09/2014), pensai che
sarebbe stato interessante raccontare proprio quel “rischio”. Pensai che
raccontare una distruzione di massa voleva dire raccontare la degenerazione
umana. A quel tempo stavo guardando la serie tv “The Walking Dead”, e mi parve
interessante l’idea drammaturgica che ne veniva fuori: i morti viventi erano un
pretesto per raccontare i vivi morenti. Così ho immaginato che il mondo
abbia fatto diventare il califfato molto più potente di quello che è ora, e che
i Mujahideen abbiano conquistato l’occidente sterminando chiunque non fosse
musulmano. Un nuovo genocidio, e come tale, non diverso da quelli passati. Lo
stato Islamico, quindi, come pretesto per raccontare il disfacimento
dell’umanità”. La trama è presto detta: “Ho nascosto cinque uomini in un bunker (come
facevano gli ebrei) nel disperato tentativo di sopravvivenza. Creando un
microcosmo in cui resiste il senso di appartenenza, di fratellanza, quel
briciolo di civiltà che l’attacco islamico sembra aver sepolto insieme a tutte
le teste tagliate, finché uno del gruppo riesce a catturare un Mujahideen e
decide di portarlo all’interno del bunker per torturarlo e vendicarsi. È questo
l’episodio che scatenerà un conflitto tra i cinque personaggi e li costringerà
a dover scegliere tra quello che erano e quello che sono diventati. Un ultimo
tentativo di restare umani in un contesto apocalittico che fa perdere le
identità e che trasforma gli uomini in animali. Da qui l’idea di abbassare
scenograficamente il tetto del bunker costringendo gli attori a non poter
assumere più una posizione eretta, come se il cerchio dell’evoluzione di Darwin
si fosse chiuso su se stesso e avesse ricongiunto l’uomo alla scimmia. C’è chi
sostiene che la guerra sia insita nell’essere umano come la vita e la morte.
Quella guerra che annulla ogni forma di civiltà, di umanità, e che trasforma
gli uomini viventi in morti viventi”.
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