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A cura di ANDREA CURTI

giovedì 23 aprile 2015

TEATRO - Al Quirinetta di Roma, il 28 aprile, per la regia di Sergio Basile: "Aminta", fu vera follia quella del Tasso?

Martedì prossimo, 28 aprile, alle ore 20.30, al Teatro Quirinetta di via Marco Minghetti 5 in Roma, andrà in scena lo spettacolo “Aminta, di Torquato Tasso”, adattamento e regia di Sergio Basile, all'interno della rassegna teatrale "Il mistero della mente", festival di Teatro Sociale e delle Diversità, e con Benedetta Corà, Paola Cultrera, Lorenzo Garufo, Teo Guarini, Fabrizio Milano, Stefano Patti, Giulia Pera (direzione tecnica di Edoardo Basile). Spiega il regista: “Per aver gridato frasi ingiuriose contro il duca di Ferrara, l’11 marzo 1579 Torquato Tasso fu internato nel manicomio di Sant’Anna. Recluso nel reparto riservato ai pazzi furiosi e trattato come frenetico, vi rimase per sette anni, tre dei quali in assoluto isolamento, a volte persino alla catena. La follia del Tasso diverrà oggetto di secolari discussioni: la sua fu vera pazzia o un’amletica forma di mascheratura che il poeta stesso assunse per non rivelare qualcosa di inconfessabile e che aveva a che fare con la sfera dell’eros e del sesso? Fatto sta che, dopo quell’isolamento, Tasso si smarrisce come persona per consegnarsi definitivamente alla storia come personaggio. Ed è come personaggio che vediamo il Tasso in questa nostra messinscena dell’Aminta. Ormai il dramma bucolico pastorale, dove si narrano gli amori a lieto fine tra ninfe e pastori, scritto in uno degli ultimi momenti felici della sua vita, è solo una vaghissima, lontana memoria, una memoria corrotta dal dolore e dall’esaltazione. La favola pastorale si è spezzata in frammenti, brandelli, ripetizioni, ossessioni, smarrendo per sempre l’olimpico ordine compositivo – perfetto!- con cui era stata scritta. Un’Aminta immaginata e rivista da Tasso all’interno dell’universo manicomiale in cui è precipitato, fatto di sopraffazione e violenza; dove gli altri frenetici (come lui stesso è considerato) assumono nella sua mente allucinata i ruoli di Aminta e Silvia e Dafne, e dove lui stesso s’immagina come Tirsi, l’amante deluso e sfortunato, che solo nella poesia ha trovato rifugio al suo dolore. Tasso riconosce i personaggi del dramma pastorale nei reclusi che presentano curiose similitudini psicologiche (e patologiche…) con gli originali; li riconosce in Veronica, Alighiero, Adalgisa, povere anime devastate dalla follia e mette in scena il suo personalissimo ed immaginario teatro, la sua impossibile rappresentazione”. Per informazioni telefonare al n. 0669925616 o consultare il sito www.qacademy.it.

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