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A cura di ANDREA CURTI

mercoledì 6 giugno 2018

TENNIS - Roland Garros, il siciliano batte Djokovic e vola in semifinale dopo 40 anni: Cecchinato mon amour!

Quarantadue anni dopo Adriano Panatta (che poi vinse il torneo nel 1976) e quarantanni dopo Barazzutti (1978), un italiano è approdato alle semifinali del Roland Garros, e lo ha fatto alla grande, dimostrando coraggio, continuità di gioco e immensa tenuta mentale, quella che manca al più talentuoso Fognini, arenatosi al quinto set contro il muro Cilic. Stiamo parlando del Cek, al secolo Marco Cecchinato, la cui favola a Parigi ricorda per certi versi quella del brasiliano Guga Kuerten nel 1997, quando il carioca sbancò il torneo francese da numero 66 del mondo (Cecchinato è 72 ma da lunedì dimezzerà almeno la sua classifica). Il tennista siciliano ha mandato a casa anche mister 12 Slam, alias il serbo Djokovic, 20 del seeding e sceso al 22 del mondo, dopo tree ore e 26 minuti di tennis thrilling, un vortice di emozioni intenso e non adatto ai cardiopatici. Quattro set di cui solo il terzo senza storia. Nel primo, Cecchinato ha subito messo sotto pressione il campione serbo, sin dal primo quindici, tanto che quest'ultimo è stato costretto a  cedere il servizio al 25enne siciliano al quarto gioco, indotto da errori non forzati e sovraritmo rispetto alle ultime performance di Djokovic. Cecchinato si è trovato così 5-2 quando il serbo, al servizio, ha chiesto l’intervento del fisioterapista per farsi massaggiare il collo. Poco importa, il palermitano è implacabile, ha una gran voglia di stupire e con un ace si è preso il primo set 6/3, mentre Djokovic è costretto ad un altro stop di tre minuti per i soliti massaggi al collo. E' evidente il blocco del serbo, rigido, ma Cecchinato è bravo ad approfittarne breakkando in apertura di seconda frazione il suo altisonante avversario e martellandolo con pallonetti e lob; il siculo è volato 2-0 e 0-30 sul servizio del serbo, ma la reazione di Djokovic è stata puntuale. Controbreak e dodici punti consecutivi. Che non hanno steso l'azzurro, anzi ha avuto inizio una serie di game spettacolari, colpi vincenti e scambi interminabili. Ci si è messo pure l'arbitro ad inventarsi un penalty point contro l'azzurro per un coaching che ha udito soltanto lui nell'undicesimo game, che ha ali al primo dei tre set-point del serbo: Djokovic canta e porta la croce per il campo, Cecchinato gli ha imposto il palleggio e non fa sconti, lo infila anche con un ace sporco. Si va al tie break, e che tie-break! Minibreak azzurro con un turbo-rovescio alla Canè, però Djokovic controbatte un passante alla sua maniera all'incrocio delle linee e lo raggiunge sul 3-3. I due lottano a colpi di vincenti, è Cecchinato comunque ad avere più coraggio e sul 6-4, con due set point a disposizione, spara l'ennesima prima vincente, e mezza semifinale è in tasca. Con il vantaggio di due set a zero, il palermitano cede di schianto in potenza, accorcia troppo i fondamentali e Djokovic scappa via inesorabilmente, accorciando le distanze in termini di set. All'inizio del quarto set di nuovo entra in campo il fisioterapista, polpaccio e ginocchio destro sembrano risentire dell'enorme sforzo fisico, e anche l'arbitro vuole la sua parte nello show azzurro, comminando altro penalty point all'incredulo Cecchinato, "reo" di essere rientrato senza chiedere il permesso negli spogliatoi fra terzo e quarto set per mettersi nuove scarpe. Il match non è facile da gestire dal punto di vista nervoso. Djokovic è rientrato in partita mentre l'azzurro pare svuotato di energie e forza fisica. Il che significa 2-0 per il serbo, che ha vinto 19 degli ultimi 21 punti, poi 3-0. Il siciliano tiene il quarto gioco e riprende a macinare gioco mentre Giove Pluvio inizia a far capricci e Djokovic sale 4-1. Cecchinato però è attaccato al match, è questo forse il suo miglior pregio, e va alla caccia del controbreak che avviene al nono gioco. Così da 3-5 Djokovic Cecchinato riaggancia il serbo sul 5 pari. Il match sembra essere girato, palla break Cecchinato ma sotto rete l'azzurro spreca il sorpasso dopo un estenuante scambio di 19 colpi. Quella vecchia volpe di Djokovic porta la contesa al tie-break, il secondo della partita, dove è un vero turbinio di emozioni. Cecchinato va avanti 3-0, viene ripreso e sorpassato 3-4 ma un suo diritto incrociato avvelenato lo porta al primo match point; il serbo mette una prima di servizio che sembra una seconda e s'inventa una stop volley miracolosa. Primo set point Djokovic sul 7-6 con un'altra stop-volley incredibile ma è ingenuo Cecchinato a non piazzare il lob con il serbo attaccato alla rete, 7 pari, 8-7 Djokovic, 8-8 schiaffo al volo vincente di Cecchinato, 9-8 Djokovic (terzo set point), 9-9, 10-9 ovvero secondo matchpoint Cecchinato con un perfetto diritto in contropiede annullato con una accelerazione di diritto di Djokovic sulla riga, 11-10 terzo match point Cecchinato dopo un diritto in corridoio di Djokovic, 11 pari per un brutto rovescio in back di Cecchinato. Che non demorde, anzi sente l'odore magnifique della vittoria; va sul 12-11 quarto match point in seguito ad un diritto in corridoio di Djokovic. Che batte e scende e Cecchinato lo infila con la risposta vincente lungolinea di rovescio. E' L'apoteosi, viva Cecchinato, “Ho cominciato in maniera aggressiva e dopo aver vinto il primo set ho iniziato a credere ancora di più nella possibilità di centrare l’impresa”, ha dichiarato a caldo il palermitano, aggiungendo che “Il finale della partita è stato di grande intensità e ricco di emozioni. Sui match point Djokovic ha giocato in modo incredibile, prima con quella volée bloccata e poi con un diritto sulla riga ma io avevo fatto la cosa giusta, così come sulla risposta che mi ha dato il successo. Come mi sentivo? Mi batteva forte il cuore…”. Dopo l’ultimo punto e la conseguente commozione e contentezza, l'italiano sfiderà l’austriaco il giovane austriaco Thiem, numero 8 della classifica mondiale e settima testa di serie, mai affrontato prima e che ha distrutto il più quotato Zverev. Un match da vedere. In chiaro e per tutti perché Cecchinato è un giocatore vero.

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