A volte i successi inaspettati sono i più belli. “Piattello dopo
piattello mi sono reso conto di potercela fare”, ha commentato Gabriele
Rossetti, figlio d’arte (suo padre Bruno prese il bronzo a Barcellona 1992) e
capace, nella finale dello skeet maschile (specialità che ha dato due ori,
considerando quello della Bacosi nel femminile) contro lo svedese Svensson di
issarsi sul gradino più alto del podio a soli 21 anni centrando 16 piattelli su
16 (lo scandinavo ha sbagliato proprio l’ultimo). E’ il quinto oro azzurro alla
Olimpiade di Rio de Janeiro che consente al momento di agganciare il decimo
posto nel medagliere. Sarebbe quantomeno curioso vedere quanti contributi
economici il Coni elargisce alla Federcalcio e quanti alla Federazione di Tiro
a Volo; perché è quest’ultima che dà lustro allo sport italiano e “non va fatto
un monumento”, come ha dichiarato Malagò, ma vanno semplicemente dati più soldi
togliendoli invece a chi da secoli non ottiene risultati importanti. Lo sport
che fatica è anche quello della pallanuoto femminile che ha visto il Setterosa
centrare i quarti di finale vincendo tutte e tre le partite del girone; ultima
vittoria è di 10-5 sulla forte Russia, annichilita nel punteggio (le azzurre
hanno chiuso avanti tutti e quattro i parziali: 3-2, 2-1, 3-1, 2-1) e nel gioco
di squadra, trascinate dalla tripletta della Bianconi. Lunedì per il Setterosa
ostacolo Cina, che sembra tutt’altro che insormontabile, e poi la semifinale
per centrare una medaglia di prestigio. Medaglia storica che invece ha centrato
nel tennis la portoricana Monica Pueg, il primo di sempre per la sua nazione
che nazione vera e propria non è, dal momento che si tratta di un possedimento americano
(Isola delle Indie Occidentali, la minore delle Grandi Antille). Ma i
discorsi geopolitici con i risultati sportivi c’entrano poco. La Pueg, giovane
talentuosa di quasi 23 anni che pareva non esplodere mai e rimanere nel limbo
delle promesse non mantenute, ha invece trovato la settimana perfetta e la sua
consacrazione nel torneo olimpico battendo la numero 2 del mondo Kerber in
finale, e in precedenza la 4 Muguruza e la 14 Kvitova, tutte e tre vincitrici
di Grande Slam. E anche nel maschile la fatica ha pagato; stiamo parlando dell’argentino
Del Potro, tre operazioni ai polsi alle spalle e un numero 141 del mondo da
recuperare dopo essere stato nella top-five. Il gigante di Tandil contro Nadal che
di polsi non ne vuol più sapere, ha dato vita ad un match entusiasmante in un
continuo saliscendi di punteggio. Nessuno dei due voleva perdere, alla fine Del
Potro ha centrato la finale dopo oltre tre ore di gioco e sfiderà per l’oro il
campione olimpico e di Wimbledon (pure di Roma…) in carica, lo scozzese Andy
Murray, che ha schiantato le velleità del giapponese Nishikori. Domani intanto,
tornando a casa nostra, ultima gara in assoluto per Tania Cagnotto che, dopo le
Olimpiadi, lascerà l’attività agonistica per coronare il suo sogno di donna; la
bolzanina, nella finale del trampolino da tre metri, si presenta col settimo punteggio. Comunque
vada, a lei sì che bisogna ringraziare.
Andrea Curti
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