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A cura di ANDREA CURTI

martedì 4 novembre 2014

TEATRO - All'Olimpico di Roma per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana: Alchemy, l’ultima creatura vincente di Pendleton.

A grande richiesta torna a Roma, per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Olimpico, Alchemy, l’ultima creatura di Moses Pendleton per la sua compagnia Momix. Dal 18 al 30 novembre l’inesauribile magia della inimitabile compagnia americana di ballerini-illusionisti ripresenta - dopo il grande successo e una serie straordinaria di sold out della scorsa stagione - lo spettacolo che tratta dell’arte dell’alchimia e dell’alchimia dell’arte. Un lavoro pieno di fantasia, di ironia, di bellezza, di mistero, dedicato al mondo minerale sulla scorta dei maghi alchimisti e ispirato all'eterna ricerca dell'oro, segreto che vive nel profondo della nostra essenza, rivelato solo dagli uomini capaci di scrutare il mondo con occhi creativi.
Miscelando le sostanze base nei loro alambicchi e nelle loro fornaci, gli antichi alchimisti cercavano l’elisir di lunga vita o la formula dell’oro. E in Alchemy Pendleton svela i segreti dei quattro elementi primordiali – terra, aria, fuoco, acqua – per creare uno spettacolo che sprigiona arcane suggestioni e attira il pubblico in una dimensione surreale. Quadri dominati dal rosso, bianco, nero e oro, i colori alchemici chiave, forze primordiali e incanti misteriosi attirano lo spettatore in un vortice di suggestioni alla ricerca dell’armonia come essenza profonda della vita. È l’incantesimo Momix con Moses Pendleton «Mago dei Maghi». Gli alchimisti non lavoravano da soli, evocavano gli spiriti per essere aiutati nei loro riti segreti. Allo stesso modo si dispiega il processo creativo di Alchemy, con gli «apprendisti – stregoni» Momix ad assistere e supportare Pendleton nel percorso.
Per questa sua recente avventura, Pendleton - che nel 2012 l’Accademia Filarmonica Romana ha nominato suo Accademico (primo coreografo ad essere insignito di tale riconoscimento)- si è ispirato al racconto di W.B.Yeats “Rosa Alchemica” e, fedele allo spirito di innovazione che da sempre accompagna la sua celebre compagnia,  ha accostato la costante ricerca della danza a quella degli "...innumerevoli alchimisti divini, che lavorassero continuamente a trasformare il piombo in oro, la stanchezza in estasi, i corpi in anime, la tenebra in Dio; e di fronte alla loro opera perfetta avvertii il peso della mia condizione di mortale, e invocai a gran voce, come tanti altri sognatori e letterati di questa nostra età hanno invocato, la nascita di quella raffinata bellezza spirituale che sola potrebbe sollevare e rapire anime gravate di tanti sogni".

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