WRITING

WRITING
A cura di ANDREA CURTI

mercoledì 24 febbraio 2016

TEATRO - All'Orologio di Roma, dal 1° al 13 marzo: “Siamo tutti buoni”, la diversa ottica del disagio giovanile.

Il Teatro dell’Orologio di Roma (Via dei Filippini 17/A) ospita la nuova produzione della compagnia Readarto Officine Artistiche che debutta in prima assoluta, dal 1° al 13 marzo prossimi, con lo spettacolo “Siamo tutti buoni”, di Andrea Bizzarri e con Antonio Conte, Alida Sacoor, Guido Goitre, Matteo Montaperto, Valerio Di Tella e Riccardo Giacomini.
In un borgata della periferia romana, Elèna, giovane disoccupata romena in cerca di fortuna sul territorio italiano, trova immediata accoglienza nel garage gestito da alcuni teppisti di quartiere. Vincenzo, infatti, buttafuori di una scalcinata sala di videopoker in cerca di facili guadagni, dopo essersi illegalmente appropriato di una struttura comunale in disuso, ne ricava un posto letto da affittare alla giovane sprovvista di permesso di soggiorno. Ma, una visita improvvisa e inaspettata, rimetterà in discussione i già precari equilibri. Un punto di vista inedito ed originale sui disagi giovanili, una voce fuori dal coro sulle logiche della piccola criminalità, attraverso una commedia esilarante, dai dialoghi brillanti e suggestivi. Spiega il regista, Andrea Bizzarri: “Tutta la vicenda si svolge in un garage. Siamo sottoterra, quindi siamo all'Inferno. O meglio, stiamo per andare all'Inferno. Più o meno, saremo nell'anticamera del regno di Ade. Ed è qui che prendono vita le storie incrociate di sei povere anime. Ognuno ha un suo piccolo, personalistico, motivo per vivere, o sopravvivere. Ognuno ha bisogno dell'altro, seppure i rapporti di forza spesso possano essere chiari e lineari: la romena ha bisogno del garagista che le offre accoglienza e protezione in quanto sprovvista di permesso di soggiorno, ma questi, a sua volta, ha bisogno della sua “protetta” che contribuisce, con l'affitto, al sostentamento economico suo e di suo figlio. Ognuno stringe con il prossimo un compromesso, un patto che preveda l'antichissima formula del do ut des: ti do qualcosa per avere in cambio qualcos'altro. Ed è difficile stabilire, in quest'ottica, la linea di demarcazione, chiara, evidente, fra buoni e cattivi. Tutti potrebbero essere ascritti al primo, come al secondo gruppo. Ognuno, in fondo, è, all'occorrenza, vittima e carnefice.

Nessun commento:

Posta un commento