WRITING

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A cura di ANDREA CURTI

giovedì 8 febbraio 2018

TEATRO - All'Eliseo di Roma torna il romanzo di Pirandello: "Uno, nessuno, centomila": le stranezze del Signor Moscarda.

Il Teatro Eliseo di Via Nazionale in Roma presenta "Uno, nessuno e centomila", tratto dal romanzo di Luigi Pirandello per l'Adattamento teatrale di Maria Teresa Berardelli con Francesco Sferrazza Papa, Melania Genna e Luca Terracciano, e per la regia di Andrea Baracco (in scena giovedì 15, venerdì 16, martedì 20 febbraio e venerdì 2 marzo ore 10.30, Giovedì 22 e giovedì 1 marzo ore 17, Mercoledì 21 e mercoledì 28 febbraio ore 20).
Pensato e in parte scritto già nel 1912, il romanzo Uno, nessuno e centomila è, secondo l’autore siciliano, da considerarsi “la sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e la sorgente di quello che farò”.
Vitangelo Moscarda è un uomo comune, che conduce una vita agiata grazie alla banca ereditata dal padre, usuraio. Un giorno, la sua tranquillità viene turbata da un innocente commento pronunciato dalla moglie riguardo alle sue fattezze fisiche. Da quel momento, la vita del protagonista cambia completamente. Egli si rende conto di apparire, agli occhi degli altri, molto diverso da come si è sempre percepito; non sa più chi è, né per se stesso né per gli altri, e decide quindi di scoprirlo. Nel farlo, si diverte a scomporre le varie immagini di sé, cioè le immagini che gli altri hanno di lui, compiendo una serie di azioni che lo faranno apparire ai loro occhi pazzo. Sfratta una famiglia di affittuari per poi donare loro una casa; decide di volersi sbarazzare della banca ereditata dal padre; arriva ad essere violento nei confronti della moglie. Gli altri, e la moglie stessa, davanti alle sue azioni decidono di volerlo interdire. Gli resta fedele in un primo momento solo un’amica della moglie che, poco dopo però, spaventata dalle sue oscure e bizzarre riflessioni sulla vita, arriva addirittura a sparargli.
Vitangelo Moscarda, il cui "io" è alla fine completamente frantumato nei suoi centomila “io”, si trova d’un tratto, spogliato di tutto; solo, con le sue considerazioni sulla vita. Costretto a investire i soldi ricavati dalla liquidazione della banca in un ospizio per poveri, e costretto ad andare lì a viverci, egli si ritrova lontano da tutto e da tutti. Ricerca un po’ di pace nella fusione totalizzante, e quasi misticheggiante, con la natura; un mondo in cui egli prova ad abbandonare tutte le “maschere” che la società gli ha fino a quel momento imposto.

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