Nell’ambito dei percorsi monografici della stagione Cambiamento
Reale del Teatro dell’Orologio di Roma, alla sala Moretti va in scena, dal
19 gennaio al 14 febbraio 2016, la Trilogia di Mezzanotte, composta dai
tre spettacoli scritti da Filippo Gili e diretti da Francesco Frangipane (In scena Massimiliano Benvenuto, Silvia Benvenuto, Ermanno De Biagi, Vincenzo De Michele, Michela Martini e Vanessa Scalera). Come
in un viaggio a ritroso attraverso il lavoro di Gili e Frangipane, che hanno
così iniziato nel 2011 il loro sodalizio artistico, la trilogia si apre con il
nuovo e ultimo capitolo, che debutta in prima nazionale: L’ora accanto. Lo
spettacolo è inserito nella stagione di Dominio Pubblico (www.dominiopubblicoteatro.it),
che giunge quest’anno alla terza edizione. A seguire andranno in scena Dall’alto
di una fredda torre, secondo capitolo, e per finire il primo lavoro, Prima
di andar via, diventato subito un vero e proprio caso teatrale, tanto da
spingere Michele Placido nel settembre 2013 a farne un esperimento
cinematografico presentato al TFF - Torino Film Festival nel 2014. Spiega il
regista: “Dopo la felice esperienza di Prima di andar via e Dall’alto
di una fredda torre, si riparte con L’ora
accanto, l’ultimo capitolo di questo intenso percorso drammaturgico e
teatrale che va a chiudere quella che abbiamo definito La Trilogia di
Mezzanotte. Un Progetto complesso in cui abbiamo voluto affrontare le grandi
tematiche esistenziali, ovvero la vita e la morte, il destino e il libero
arbitrio, partendo sempre da uno stesso contesto, la famiglia, ma addentrandosi
di volta in volta per sentieri dell’anima sempre più misteriosi e inesplorati. Se
in Prima di andar via la morte viene
vista come possibilità di salvezza e il protagonista la invoca in nome della
libertà e della volontà di poter essere artefice del proprio destino e in Dall’alto di una fredda torre
l'attenzione si sposta sull’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul
destino degli altri, ne L’ora accanto
si va ancora oltre, si vuole esplorare l’ultraterreno, la morte come dato di
fatto che si riaffaccia alla vita. Quindi non più l’addio tra vivi indagato nei
precedenti testi, ma il ritorno alla vita, anche se per un’ora soltanto, in una
tempesta di emozioni forti che vanno dalla incredulità, alla felicità, alla
rabbia, fino alla più totale disperazione per l’ennesimo e stavolta ultimo
addio. Il tutto in un’idea di messa in scena che vuole continuare a tenere il
pubblico dentro la scena e accompagnare lo spettatore per mano dentro la storia stessa fino a
condividere le emozioni dei personaggi e farsi carico delle domande e dei
dilemmi che travolgono i protagonisti”.
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