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A cura di ANDREA CURTI

martedì 19 gennaio 2016

TEATRO - Al "Doppio" di Roma lo show "Apri la porta signor Matador!”: Il viaggio di Else nel territorio misterioso della scelta.

Dal 29 al 31 gennaio prossimi il Doppio Teatro di Via Tunisi in Roma (metro Ottaviano) ospita lo spettacolo di Rusalka Teatro “Apri la porta signor Matador!”, ideato e diretto da Roberto Biebitz e interpretato da Caterina Luciani. Else, diciannovenne vergine e affascinante, “nata per avere una vita fatta di frivole dissipazioni”, dal pomeriggio alla sera dovrà scegliere che donna essere, che vita vivere e di quale morte morire. Sola, ascolta le voci dei suoi pensieri dialogare con i moti dell’animo e ne prende nota. Il tempo stringe. Bisogna decidersi. Un territorio misterioso, quello della scelta, al confine tra sogno e realtà, tra essere e non essere. 
 “Apri la porta signor matador!” è una performance di prosa, come la definisce il regista di Rusalka Teatro, poiché quella  dell’attrice sembra più una camminata su una fune che un monologo teatrale. La forma letteraria del flusso di coscienza proposta da Schnitzler, infatti, necessita di una vitalità che non può essere comunicata attraverso una forma nettamente definita, ma la libertà è una cosa pericolosa. Lei si chiama Caterina Luciani, non supera i trent’anni e ha alle spalle una formazione che comprende, tra gli altri, la pedagogia di Maurizio Schmidt (metodo  Michail Cechov), di Giacomo Veronesi (scuola di Vasiliev) e di Riccardo Palmieri (scuola di Alschitz). “Apri la porta signor matador!” è il primo spettacolo nel quale si trova sola sulla scena per dare vita alle domande della novella. Lui si chiama Enrico Lofoco, ha studiato prima a Roma con Beatrice Bracco il teatro nella struttura psicologica, poi si è dedicato allo studio e alla pratica di un teatro maggiormente rivolto  alla forma ludica seguendo Anton M. Milenin nella creazione del Teatro di Kostja Treplev. “Apri la porta signor Matador!” è il risultato di una ricerca volta ad uscire da un teatro psicologico in cui si cercano di indossare gli stretti panni del personaggio, per lasciare all’interprete lo spazio per giocare e dialogare con esso. 

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