Il Teatro Eliseo di Via Nazionale in Roma presenta, debutto nazionale, martedì 19 febbraio 2019 ore 20, "La
commedia di Gaetanaccio", capolavoro di Luigi
Magni che torna in scena dopo quarant’anni esatti dal suo debutto,
è ispirata a
un personaggio realmente esistito a Roma, Gaetano Santangelo detto appunto Gaetanaccio,
burattinaio ambulante che
sulle spalle trasportava il suo castello di marionette per le vie, le piazze e all’interno dei palazzi
della nobiltà romana, dove spesso era chiamato per rallegrare feste e banchetti.
Siamo nella Roma papalina, la soggiogazione del
povero, l’indigenza, la paura sono sentimenti che vengono compensati dal
carattere indolente, giocoso e spavaldo di un popolo che con gli abusi del
potere ha sempre convissuto. E così l’irriverente e gradasso Gaetanaccio,
innamorato di Nina, anch’essa attrice in cerca di fortuna, condivide con lei la
sorte, ritrovandosi davanti al bivio del compromesso.
Come in tutte le sue opere, Magni dipinge una Roma che
riesce a far convivere amore e cinismo, ironia e poesia. È principalmente una
commedia musicale che anche grazie
alla presenza dei musicisti in scena, evoca la dimensione onirica, favolistica
del testo.
Le canzoni, seppur a volte accompagnate da musiche
leggere e allegre, presentano uno sfondo amaro e sarcastico. Nei dodici brani
che compongono l’opera sono narrate le vicende del protagonista e della
comunità di teatranti che, a causa del divieto che proibisce ogni tipo di
rappresentazione, patiscono la fame costretti a inventarsi la vita per sperare
di sopravvivere.
Sudditi
fedeli, sete richiamati alla penitenza e al ravvedimento. Penitenza perché
tutti, più o meno, avete sbajato a sottovalutà er pericolo. Ravvedimento
perché, sia pure scausalmente, con atteggiamenti leggeri e permissivi, ne avete
fatorito il dilagarsi. In conseguenza, è reso obbligatorio il precetto
pasquale…
Sono
proibite alle donne le vesti attillate perché invereconde, la vaccinazione
delle crature perché diabolica e l’innesto delle piante, perché alterando il
disegno armonico del creato, è contronatura. Ma, soprattutto, vengono soppresse
tutte quelle presunte attività culturali le quali che, quando va bene, non
servono a gnente. Questo il prologo, un editto in cui si mostrano in
tutta la loro sconvolgente attualità i temi affrontati. E la prima battuta di Gaetanaccio,
in risposta alla lettura del messo, avviene legato e circondato da quattro
gendarmi. Le bastonate che subisce per le sue parole dette a sproposito (o
meglio a proposito) sono le stesse che popolano le storie dei suoi burattini, dove spiccano le contraddizioni di una vita sospesa
tra sentimenti e bisogni primari, tra cinismo e romanticismo, tra vita e morte,
tra plebe e potenti.
A rendere ancor più spiccata la similitudine tra i
personaggi e i burattini di Gaetanaccio, oltre alle avversità che popolano le
loro storie, sono anche gli abiti che indossano, la cornice in cui si muovono,
quasi a evocare una scena nella scena. Perfino la Morte, sempre presente nella
tradizione romana, assume carattere antropomorfo e si fa persona vera per
intervenire nel destino dei protagonisti. L’amore, rappresentato da Nina, è l’ideale amoroso
puro e irraggiungibile che si mostra nella sua poetica fragilità capace di
essere forte e concreta quando la vita lo richiede. Un desiderio di poesia e
bellezza che rappresenta l’unico riscatto allo scetticismo e all’apatia si
concretizzano nel miracolo finale; e quella che sembra essere una commedia
‘contro il papato’ trova il suo finale nella magia dell’amore, nella sconfitta
della morte, nella gioia della vita.
Sogno e realtà
le parole chiave capaci di raccontare questo nuovo allestimento, adatto
anche ad un pubblico di giovanissimi, che vuole
riportare La commedia di Gaetanaccio
ai primi posti dei classici della tradizione popolare, dove merita di essere.
La
presenza di Giorgio Tirabassi e Carlotta Proietti nei ruoli dei protagonisti
rappresenta una continuità con l’allestimento storico dello spettacolo, allora
diretto e interpretato da Gigi Proietti, autore anche delle musiche insieme a
Piero Pintucci, oggi riarrangiate da Massimo Fedeli. Un cast di giovani attori arricchisce questo spettacolo di
dirompente energia che si avvale dei bellissimi e fantasiosi costumi realizzati
da Santuzza Calì e dei suoi cinquanta burattini che popolano la scenografia di
Fabiana di Marco, delle divertenti coreografie di Ilaria Amaldi, del disegno
luci di Umile
Vainieri e del suono di Manuel Terralavoro, tutti coadiuvati dalla
regia poetica di Giancarlo Fares
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