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A cura di ANDREA CURTI

domenica 17 febbraio 2019

TEATRO - Al Piccolo Eliseo di Roma, il 19 febbraio: "Per questo mi chiamo Giovanni", la storia del giudice Falcone.

Martedì 19 febbraio prossimo, al Piccolo Eliseo di Roma (ore 20, costo da 5 a 10 euro), va in scena "Per questo mi chiamo Giovanni" da un padre a un figlio la storia di Giovanni Falconeliberamente tratto dal libro di Luigi Garlando, adattamento teatrale e musiche di Mario Di Marco, diretto da Mario Di Marco e Ivan D’Angelo, scenografia di Ilaria Paccini, con la Compagnia dei ragazzi, nata due anni fa come laboratorio teatrale di studenti di seconda media. 
Lo spettacolo “per questo mi chiamo Giovanni” si ispira all'omologo libro di Luigi Garlando (Rizzoli editore, 2004) che ripercorre la vita e l’opera del magistrato Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nel 1992. È il dialogo tra un bambino di dieci anni, Giovanni, che a scuola entra in contatto con la mentalità e la cultura mafiosa, e suo padre che, per mettere in guardia il figlio, decide di spiegargli perché ha scelto di chiamarlo proprio Giovanni. Anche il padre, aveva subito la vessazione e i ricatti della mafia ma, un giorno, decise di ribellarsi (pagandone le conseguenze) proprio in occasione della morte del magistrato avvenuta lo stesso giorno in cui viene alla luce il figlio a cui decide di dare nome Giovanni.
Nell'adattamento teatrale, gli autori, per rendere “corale” la messa in scena e dare spazio a tutti gli attori della Compagnia dei Ragazzi, immaginano i due protagonisti (Giovanni e il papà) a passeggio in vari luoghi della città di Palermo dove incontrano dei personaggi, non presenti nel libro, che aiutano il padre a raccontare al figlio la storia di Falcone. In più, rispetto al libro di Garlando, ci sono anche i riferimenti al “maxi processo” (con il sonoro delle voci di Tommaso Buscetta e altri imputati e testimoni) e a Rocco Chinnici, un altro magistrato ucciso dalla mafia, che amava andare nelle scuole a parlare di mafia. Ci sono infine delle persone comuni che non partecipano direttamente ai dialoghi ma si avvicinano e ascoltano perché, questo il messaggio degli autori, ascoltare e non smettere mai di parlarne è un modo potente di combattere la mafia, soprattutto per i giovani.

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