Che i sudafricani non fossero quelli allo sbando dello
scorso anno era comprensibile, ma che gli azzurri perdessero così nettamente fa
un po’ cadere le braccia, benché capitan Parisse, a fine gara, esorcizzasse il
tutto affermando che “sono stati fatti progressi dal punto di vista fisico”.
Trenta punti di scarto sono tanti, francamente troppi, a testimoniare una
superiorità schiacciante del quindici avversario in tutte le fasi di gioco. Complessivamente, facendo un bilancio del
novembre azzurro, l’Italia è andata in meta una sola volta con Ferrari nella
prima partita (peraltro vinta) contro le Fiji, poi solo calci e un drop; ciò
significa che se da una parte si fatica a schiacciare l’ovale in meta (l’Italia
ha al passivo complessivamente 9 mete contro 1 realizzata), dall’altra Canna
& C. al piede stanno migliorando a vista d’occhio. Però non basta. Bisogna
giocare più compatti, lasciare meno buchi, meno spazi per le incursioni degli
avversari, per tutti gli 80 minuti di gioco. Adesso la nazionale di O’Shea va
in letargo: appuntamento in febbraio 2018 contro l’Inghilterra per il Six
Nations. Altre battaglie attendono gli azzurri, sperando in una vittoria di
prestigio.
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