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A cura di ANDREA CURTI

domenica 17 luglio 2016

TENNIS - Coppa Davis, quarti di finale: Addio semifinale, Fognini regala due set e l'Argentina ringrazia.

Fotocopia di un match perso: così come in doppio Fognini cede alla lunga all'argentino Delbonis ed è così un'Argentina di pallettari (Pella e Delbonis) e incerottati (Del Potro e Monaco) ad approdare in settembre alla semifinale di Coppa Davis, con più di un rimpianto per gli azzurri. Azzurri che sul piano dell'impegno sono stati encomiabili ma che agli avversari hanno lasciato sempre i primi due set, in doppio come in singolare, e recuperare atleticamente e psicologicamente le partite è stato troppo logoro e quasi impossibile. Infatti Fognini, nel singolare decisivo, ha si lottato ma molto contro se stesso e la sua follia tennistica (un gran punto alternato a due erroracci per lo più di rovescio) piuttosto che contro il suo avversario, il sudamericano Delbonis, povero tecnicamente ma una bestia nella resistenza a caldo e sforzo fisico. Già nel primo set si è visto a che match altalenante si doveva partecipare spiritualmente, con il ligure avanti 4-2 prima di vedersi infilato quattro giochi di fila dal sudamericano. Delbonis saliva subito 3-1 nella seconda frazione, un sussulto di Fognini riportava le cose in parità ma, nel momento cruciale, le gambe dell'azzurro, forse dure e rigide per le cinque ore e mezza del giorno precedente, erano colonne di marmo e Delbonis, splendido approfittatore, non perdonava le stanchezza altrui. Sotto di due set però il ligure, tra una racchetta fatta in due dalla rabbia ed imprecazioni varie, si ergeva 4-2 mantenendo il break e allungando la contesa. Ma il passaggio cruciale dell'incontro è nel nono e nel decimo gioco del quarto set; Fognini va a servire sul 5-3 ma si fa controbreakkare a zero gettando al vento un game in maniera dopolavoristica. poi, sul 5-4 e servizio Delbonis, l'azzurro ha quattro palle per arrivare al quinto set ma due orrendi rovesci, uno steccato e l'altro in rete, vanificano lo sforzo. Così da 3-5 l'argentino ribalta a suo favore la contesa e l'Argentina saluta vittoriosa la terra rossa di Pesaro mentre Capitan Barazzutti continua a parlare di "grandi match" degli italiani, citando gli infortuni del doppista Bolelli e del singolarista Seppi, in ogni caso tutti oltre i trent'anni. Ci si dovrebbe preoccupare dell'anonimato da cui non riescono ad emergere i giovani cosiddetti interessanti (Quinzi, Donati, Napolitano, ecc.), gli attuali ricambi (Cecchinato e Fabbiani) hanno dei grossi limiti di tenuta psicofisica ad alti livelli e comunque stazionano oltre i primi cento posti del ranking,  il femminile poi sta anche peggio una volta che Errani e Vinci ci saluteranno (la Giorgi ormai si è tirata fuori e la Federazione glielo farà pagare chissà per quanto). In questa situazione di continua mancata programmazione e di assenza di giocatori di spessore, se l'Italia del tennis dovesse prendere una medaglia alle Olimpiadi di Rio saranno tutti felici, Coni e Federazione in testa. Bisogna rifondare tutto, ogni minuto che si perde è un set point sprecato.

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