Dopo il successo della
scorsa edizione del ciclo di incontri sulla lingua di Dante, Petrarca,
Boccaccio, Luca Serianni, uno dei maggiori linguisti contemporanei (accademico
della Crusca e delle Scienze di Torino, docente alla Sapienza di Storia della
lingua italiana) torna al Teatro Eliseo di Roma (Via Nazionale 183) per dare
voce questa volta a poeti che non appartengono al canone letterario e che
raramente si studiano a scuola.
Tre incontri a cadenza mensile che si propongono una
lettura, attenta alle caratteristiche linguistiche e stilistiche, di poeti
minori, se si vuole, perduti nella memoria, ma di sicuro interesse per il
lettore d’oggi. In alcuni casi (Gozzano) siamo di fronte a poeti autentici,
dotati di una voce inconfondibile; altre letture sono l’occasione per fare
emergere filoni messi in ombra rispetto alle tendenze dominanti (la poesia
comico-realistica del Duecento come contraltare della poesia stilnovistica) o
per rivendicare la sperimentazione dei lirici barocchi, ancora oggi schiacciati
sullo stereotipo negativo codificato dalla critica letteraria tradizionale.
Martedì 17 gennaio 2017 ore 18.00: La poesia comico-realistica
del Duecento.
Lettura di cinque sonetti rappresentativi: uno è
famoso (S’i' fossi foco…di Cecco Angiolieri) e un altro ha un autore
illustre, Dante Alighieri (è una delle rime scritte per
la Tenzone con Forese Donati, l’amico della giovinezza che il pellegrino
Dante incontrerà nel Purgatorio tra i golosi). Oltre al lessico, triviale e
spesso con allusioni oscene, ci si soffermerà sulla vivace rappresentazione del
dialogo, che in due casi occupa l’intero sonetto (ancora Cecco Angiolieri, Accorri,
accorri…e Becchina mia!...).
Martedì 7 febbraio 2017 ore 18.00: Lirici
barocchi.
Scelta di otto sonetti scritti da poeti noti solo agli
specialisti, ma interessanti per cogliere la novità di questa corrente poetica
e la trama retorica a cui i versificatori ricorrono. Ma è importante anche
soffermarsi sulla novità dei temi. Si possono cantare, e non certo in chiave
burlesca o satirica, donne con difetti fisici
(La bella zoppa di Giovan Leone Sempronio, Bella balbuziente di Scipione Errico) o di dubbia igiene (Bella pidocchiosa di Anton Maria
Narducci); si può cambiare il punto di vista, da maschile a femminile
(l’apprezzamento fisico di un giovane atleta da parte di una donna che lo vede
giocare a pallone: Gianfrancesco Maia Materdona); si possono fare oggetto di
poesia temi inediti, come l’occhialino che ingrandisce gli oggetti (Giacomo
Lubrano), la fastidiosa zanzara (Maia Materdona) o addirittura i propri malanni
fisici (L’autore è travagliato da mal di pietra in età d’anni sessanta,
di Ciro di Pers).
Martedì 21 marzo 2017 ore 18.00: La poesia che si fa prosa:
Betteloni e Gozzano.
Nel secondo Ottocento entra in crisi il linguaggio
poetico tradizionale. Una fresca immissione di parlato si ha nelle poesia del
veronese Vittorio Betteloni e negli umili e realistici amori da lui cantati.
Più complessa e raffinata l'operazione compiuta qualche decennio dopo da Guido
Gozzano, che va letta come controcanto ironico rispetto ai temi dannunziani e
che, in generale, non dissimula la cultura letteraria dell’autore; la novità
sta, come scrisse Eugenio Montale, nella capacità del poeta torinese di dare
«scintille facendo cozzare l'aulico col prosaico».
Ingresso gratuito con
prenotazione a: cultura@teatroeliseo.com.
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