Dal
13 dicembre all’8 gennaio 2017, sul palcoscenico del Teatro
Eliseo in Roma sale una delle icone del teatro italiano, Luca Barbareschi, con “L’anatra
all’arancia” dal testo The Secretary Bird di William Douglas Home (prezzi da 24 a 40 euro). “L’anatra
all’arancia è una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e
di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo
ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo
unico amore anche dopo 25 anni”, racconta
Luca Barbareschi.
Spettacolo cult del teatro
comico, titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita comicità con
classe e attraverso un uso sapiente e sottile della macchina teatrale, la pièce
viene proposta in questa stagione in una moderna edizione, impreziosita da un
cast di primi nomi: Luca Barbareschi – che firma anche la regia – Chiara
Noschese, Ernesto Mahieux, Gianluca Gobbi e Margherita Laterza animeranno
l’ingranaggio della commedia sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello
spettacolo con la precisione di una partitura musicale. “Questa commedia ha
una profondità ed un’intelligenza straordinarie - spiega il regista - ha
la stessa potenza di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ ma, a differenza del
testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a
veicolare concetti profondi con la risata. Ho riadattato la scrittura usando
due grandi scienze, la psicologia e l’antropologia, studiando atteggiamenti,
movimenti e nevrosi che caratterizzano le nostre abitudini”. Gilberto e
Lisa sono una coppia sposata da venticinque anni; più che dal logorio della
routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità di lui, egoista,
egocentrico, incline al tradimento, vittima del proprio essere un clown che
finisce per stancare chi gli sta intorno. Esasperata, Lisa si innamora di
Volodia, tutto l’opposto del marito, un russo di animo nobile, un romantico
sognatore che ha scelto di trascorrere la sua vita in Lucania. Punto sul vivo,
Gilberto studia una strategia di contrattacco e organizza un week-end a
quattro, in cui Lisa e il suo amante staranno insieme a lui e alla sua
attraente segretaria, Chanel Pizziconi, un misto tra scemenza e genialità. Il
tutto sotto gli occhi di un sempre più interdetto cameriere, un cechoviano
personaggio che, come una sorta di fantasma, si aggira per la casa e si
rivelerà il deus ex machina della storia.
L’imprevedibile piano di
Gilberto, che al principio sembra sgangherato, è ricco di imprevisti e colpi di
scena che si susseguono fino all’ultimo istante. Una vicenda leggera e
piacevole che conquista lo spettatore con la simpatia dei personaggi, le
soluzioni effervescenti e mai banali, i dialoghi gustosi e irresistibili ma mai
privi di eleganza, e, naturalmente, l’interpretazione degli attori che in
simili gioielli della concezione comica trovano un banco di prova per nulla
scontato.
“Ciò che muove il
meccanismo di questa storia è l’incomprensione, l’egoismo, non la gelosia.
Parliamo di una macchina perfetta, di dialoghi d’autore, in cui si scandaglia
l’animo umano e le complesse dinamiche di coppia – prosegue Barbareschi, che aggiunge, “l’happy
ending arriva benefico dopo due ore di spettacolo durante le quali la
psicologia maschile e quella femminile permettono al pubblico di identificarsi
con i protagonisti. Una volta riconosciuti i propri errori e quelli del
partner, Gilberto e Lisa affermano ‘noi due non sarà mai perfetto lo sai, ma
sarà noi due”. La commedia, scritta nei primi anni Settanta, è opera dello
scozzese Williams Douglas Home, poi adattata dal celebre autore teatrale
francese Marc Gilbert Sauvajon. Del 1973 è un’edizione rimasta storica, diretta
e interpretata da Alberto Lionello al cui fianco recitava Valeria Valeri.
Celebre è anche la versione cinematografica che vantava l’interpretazione di
Ugo Tognazzi e Monica Vitti, nei panni della coppia protagonista con la regia
di Luciano Salce.
“Non ho voluto rifarmi ai
vecchi modelli ma sicuramente mi ritrovo negli straordinari artisti che prima
di me hanno affrontato questi ruoli, per tempi comici e per il sottile cinismo”,
ha
ricordato Barbareschi, chiosando che “sono felice di mantenere la tradizione
riprendendo un modello che è diventato un cult. Del resto la comicità è una
medicina meravigliosa per elaborare il “dolore”.
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